Voluta, creta, organizzata e finanziata dal palermitano Vincenzo Florio, dal 1906 la Targa Florio ha come sfondo il magnifico e selvaggio paesaggio delle Madonie con la ricerca costante di strade tortuose utili ad entrare metaforicamente in profondità, nell’anima della Sicilia, terra forte e tormentata.
Tracciaci duri che consacrarono la gara negli anni, alimentando la leggenda di questa competizione che ebbe però i suoi morti sia tra i piloti che tra il pubblico e venne sospesa nel 1977 proprio a causa di un incidente mortale che coinvolse il pilota e alcune persone del pubblico.
Rimangono il mito e i tracciati che ad oltre 100 anni di distanza vengono ripercorsi dalla rievocazione alla gara automobilistica più antica del mondo lungo il percorso Targa Florio che dai meravigliosi paesaggi del Parco delle Madonie e delle famose tribune di Cerda, lascia spazio all’azzurro del mare di Palermo, città dalla lunga storia e crocevia di numerose civiltà e popoli.
Oggi, 20 marzo 2017 da piazza Verdi a Palermo è partita la 101esima edizione della Targa Florio. Tra i Brand protagonisti della rievocazione Alfa Romeo uno dei marchi che, nella lunga storia della competizione, ha collezionato più allori.
Al via una Giulietta SZ del 1960 appartenente alla seconda serie e caratterizzato dalla cosiddetta “coda tronca” (o coda di Kamm) che le permette di raggiungere agevolmente i 200 km/h grazie anche alla straordinaria efficienza aerodinamica.
La storia della Giulietta SZ
La genesi della Giulietta Sprint Zagato, la ben nota SZ, è molto più complessa di una semplice “commessa” dell’Alfa Romeo al carrozziere milanese. Affonda le proprie radici in un curioso episodio legato al mondo delle corse: nel 1956 Dore Leto di Priolo, uno tra i più noti gentlemen driver italiani dell’epoca, distrugge la propria Giulietta Sprint Veloce durante la Mille Miglia. Portandola da Zagato per le riparazioni, Dore chiede a Elio Zagato di non limitarsi alla ricostruzione della coupé di Bertone ma di provvedere al massimo alleggerimento, anche con interventi complessi e costosi. Il telaio viene così completamente spogliato della pannellatura, dotato di una leggera carpenteria in tubi d’acciaio e rivestito con una carrozzeria in alluminio. Il risultato è la SVZ, una vettura più arrotondata e profilata in molte parti, a beneficio della penetrazione aerodinamica. Inoltre, il peso complessivo è ora sceso di ben 145 chilogrammi rispetto alla normale Sprint Veloce.
In gara i risultati della SVZ non si fanno attendere e la prima conseguenza è che gli ordini per Zagato si moltiplicano a vista d’occhio: ciò da la possibilità al carrozziere di evolvere ulteriormente la propria idea. In pochi mesi sono decine i piloti privati che se ne fanno costruire un esemplare “su misura”, sempre più spinti da un punto di vista aerodinamico e di alleggerimento, con i preparatori dell’epoca che di pari passo spremono sempre più potenza dal piccolo bialbero 1300: ormai la SVZ è imbattibile. Da un punto di vista stilistico, le SVZ vanno via via allontanandosi dall’originaria Sprint Veloce di Bertone e iniziano a prefigurare le linee di quella che sarà la SZ.
Alfa Romeo si accorge della bontà del progetto di Zagato e lo fa diventare una produzione “di serie”, ancorché limitata, su un telaio di lunghezza ridotta. Così, dopo il successo delle elaborazioni private, nel 1959 il carrozziere milanese iniziò produrre ufficialmente la sua Sprint Zagato: la carrozzeria era estremamente profilata e il peso superava di poco gli 850 kg.
Il modello che partecipa alla Targa Florio è l’evoluzione successiva, del 1960, e proviene dal Museo Storico Alfa Romeo di Arese, denominato “La macchina del tempo”.
Sotto il cofano, un propulsore a 4 cilindri in linea da 1290 cm3 capace di sviluppare 100 CV. Il modello si distingue anche per i freni anteriori a disco e il frontale affusolato.
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