Una breve premessa tratta da ‘Le imprese e la responsabilità sociale‘ – Eni Corporate University: “Il dibattito sulla Corporate Social Responsibility ha ormai assunto un ruolo di primo piano all’interno di convegni, società di consulenza, università e imprese. L’opportunità di far coincidere l’obiettivo economico delle aziende con quello del benessere sociale, conferisce un elevato grado di interesse all’argomento, sia per i policy-maker che per i manager d’impresa. L’obiettivo dell’articolo è chiarire brevemente l’origine di questa ‘way of business’, descriverne in sintesi gli strumenti e gli effetti sui comportamenti e le performance dell’impresa.”
“Il rapporto tra imprese, ambiente e comunità si è molto evoluto nel tempo, attraversando fasi conflittuali, ma giungendo, infine, a posizioni di equilibrio, socialmente ed economicamente accettabili. La tutela dell’ambiente e dei diritti fondamentali dei lavoratori e della comunità, inizialmente percepita come un vincolo allo sviluppo economico, viene oggi considerata un’opportunità strategica per le aziende, ed è andata progressivamente confluendo nel concetto più ampio di azienda sostenibile e responsabile.”
“Il nuovo approccio delle aziende alle tematiche ambientali e sociali ha progressivamente condotto alla definizione di Corporate Social Responsibility, un concetto più completo e globale della semplice politica ambientale, che vede l’azienda assumersi responsabilità a 360 gradi nei confronti della comunità.” (Fonte “Le imprese e la responsabilità sociale” Eni Corporate University)
IL CASO FIAT S.P.A.
A conferma dell’attenzione verso la Corporate Social Responsibility, da parte delle aziende, l’ingresso di alcune di queste nel Dow Jones Sustainability World, il primo e più prestigioso indice borsistico mondiale di valutazione della responsabilità sociale delle imprese, cui accedono soltanto le società eccellenti nella gestione del proprio business secondo i criteri di sostenibilità.
Il Dow Jones Sustainability World, nato nel 1999, con l’intento di tracciare la performance finanziaria di titoli che si distinguono per essere eccellenti sotto un profilo economico, sociale e ambientale, seleziona circa 300 aziende, con un totale di circa 2500 candidabili per capitalizzazione.
Tra le “elette” troviamo anche Fiat S.P.A., riconosciuta come leader di sostenibilità che entra negli indici Dow Jones Sustainability (DJSI) World e Dow Jones Sustainability STOXX con un punteggio di 90/100 rispetto a una media di 72/100 delle aziende del settore
Criteri di selezione
Per la dimensione economica, vengono analizzati la corporate governance, la gestione del rischio, il codice di condotta, la gestione del marchio e il processo di innovazione. Per la dimensione ambientale, sono valutati la rendicontazione, la politica e il sistema di gestione ambientale, la gestione responsabile dei prodotti, la strategia per i cambiamenti climatici e per la riduzione delle emissioni, l’efficienza energetica. Nella dimensione sociale sono stati presi in considerazione lo sviluppo e la gestione del capitale umano, la filantropia, la salute e sicurezza sul luogo di lavoro, la gestione dei fornitori e lo stakeholder engagement (la parola “engagement” significa “coinvolgimento”, ma allo stesso tempo richiama il concetto del “dedicarsi, occuparsi” degli interlocutori con cui un’organizzazione, vedi fiat, instaura relazioni).
La dimensione ambientale
Nulla da eccepire in campo ambientale dove a Fiat è stato riconosciuto il primato, tra i principali costruttori in Europa, per il più basso livello medio di emissioni di CO2 (fonte Jato Dynamics), risultando la più virtuosa sia a livello di brand sia come Fiat Group Automobiles.
Inoltre, con il lancio della Grande Punto “Natural Power” e con i nuovi motori MultiAir, Fiat ha rafforzato la leadership nel campo delle vetture ecologiche alimentate a metano e nel campo dei motori che consentono una riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti e un miglioramento delle prestazioni.
La dimensione sociale ed il caso Termini Imerese
Nella dimensione sociale, come già detto, sono presi in considerazione lo sviluppo e la gestione del capitale umano, la filantropia, la salute e sicurezza sul luogo di lavoro, la gestione dei fornitori e lo stakeholder engagement.
Non più tardi di pochi giorni fa, Gianluca Cravera, senior consultant di Newton Management Innovation , dalle pagine del suo blog Management Sostenibile, ha condotto una lucida analisi sulla dimensione sociale, e non solo, della politica del Gruppo Fiat, facendo un chiaro riferimento a Termini Imerese. Partendo dal presupposto che Fiat , come già anticipato, è entrataa fare parte del Dow Jones Sustainability World e del Dow Jones Sustainability Stoxx, con un punteggio di 90/100, assai elevato, egli si è chiesto quali sarebbero le conseguenze e come si potrebbe giustificare la recente decisione di chiudere in Sicilia lo stabilimento, considerato che lo stesso ha contribuito a rendere quei livelli di prestigio di cui Fiat, oggi, può vantarsi.
Chiudere la fabbrica di Termini Imerese andrebbe a scontrarsi anche con la politica condotta in passato per rendere sostegno al Gruppo Fiat e con le politiche future, dichiarate dalla casa, che punta ancora sulla sostenibilità, oltre a mantenere alti gli standard e migliorare le performance.
Secondo Cravera, non può non rilevarsi, l’incoerenza “tra la sostenibilità dichiarata dagli indicatori e la realtà competitiva con cui un colosso globale come Fiat si trova a confrontarsi”.
L’ovvietà di quanto possa essere “improduttivo insistere su uno stabilimento in mezzo al mediterraneo, in una terra lontana dalle più elementari infrastrutture, piuttosto che investire in un paese emergente dell’est del mondo” si scontra, con gli elementi fin qui evidenziati “non sottovalutabili”.
Una disamina, quella di Cravera, che si condivide e sottoscrive tenuto conto che, come pubblicato su L’Espresso, “alla vigilia del Natale 2009, nello stabilimento Fiat più meridionale d’Italia, 2 mila famiglie (tra i 1.400 dipendenti diretti e quelli del risicato indotto), sanno che per loro l’avventura della grande fabbrica è finita”.
Ancora prima delle giuste considerazioni qui riportate, il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, aveva espresso la sua preoccupazione per l’economia del sud, in seno al convegno “Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia“, che si è tenuto a Roma il 26 novembre, preoccupazione di cui si è fatto portavoce, Blogmotori.com, il sito da me gestito, leggendo in essa un riferimento chiaro alla situazione di dissesto economico e sociale che vive la Sicilia.
In una situazione di caos e di diversi pareri espressi qualcuno potrebbe chiedersi se la Corporate Social Responsibility non sia una specie di “moda”, di una nuova trovata di marketing, di una tendenza di management passeggera, com’è avvenuto negli anni ’80, in parte, anche per il Total Quality Management.
Per un approfondimento:
– Termini Imerese, Dow Jones e sostenibilità (http://gianlucacravera.wordpress.com/2009/12/07/termini-imerese-dow-jones-e-sostenibilita/)
– A sud la Fiat non riparte (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-sud-la-fiat-non-riparte/2116570/10)
-“Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia”. Il discorso del Governatore Draghi induce alla riflessione su Termini Imerese (http://www.blogmotori.com/il-mezzogiorno-e-la-politica-economica-dellitalia-il-discorso-del-governatore-draghi-induce-alla-riflessione-su-termini-imerese/20091126)
Immagine tratta da: bsunil.wordpress.com
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